- AREA_1
- AREA_3
- PASSION_WATERSPORT
Matteo Aicardi in Liguria
C’è stato un tempo in cui, prima che la pallanuoto diventasse la sua passione ed il suo lavoro, su quegli stessi sentieri del finalese dove oggi pedalano i biker, potevi incontrare Matteo Aicardi, classe 1986, alla guida della sua moto da trial.
“Prima dei biker c’era solo chi faceva trial nell’entroterra, ricordo che qualcuno andava già in bici, ma erano in pochi. All’età di dieci anni poi, in concomitanza con la nascita di mio fratello, ho abbandonato il trial ed iniziato ad andare in piscina e a fare pallanuoto, sport che mi ha dato tanti successi ed il lavoro”.
Un legame profondo quello di Matteo con il territorio in cui è nato e cresciuto - “per me è un sogno ogni volta che sono qui” - in cui il campione mondiale, centroboa della Nazionale italiana di Pallanuoto, torna appena gli impegni lavorativi glielo permettono. È in una di queste parentesi che lo incontro: per Matteo sono giorni di festa e meritate celebrazioni, lo scorso 27 luglio a Gwangju, in Corea del Sud, l’Italia della pallanuoto ha conquistato il titolo di campione del mondo battendo 10-5 la Spagna; e dopo una serata a lui dedicata nella sua Tovo San Giacomo, anche l’Asd Doria Nuoto 2000 di Loano ha festeggiato il campione con una manifestazione in suo onore. Proprio ai bordi di quella piscina da dove per Matteo è iniziato un percorso che lo ha portato a raggiungere presto livelli importanti: “a 15 anni sono andato via di casa, ho giocato due anni in serie B ad Imperia e poi sono andato a Camogli, ho esordito in serie A a 17 anni. Poi, dopo sei anni a Savona con la Rari Nantes, questo è il mio settimo anno nella Pro Recco”. Come centroboa della Nazionale italiana di pallanuoto Matteo ha conquistato quattro grandi vittorie: due campionati mondiali, a Shangai nel 2011 ed a Gwangju nel 2019; una medaglia d’argento alle Olimpiadi di Londra nel 2012 ed una di bronzo a quelle di Rio nel 2016.
Nella cornice della piscina esterna della Doria Nuoto 2000 di Loano assisto all’accoglienza delle persone che, al di là del riconoscimento per l’ultimo titolo, dimostrano a Matteo affetto e stima per la persona che è: la gentilezza e l’educazione che rappresentano questo ragazzo, il sorriso con cui ricambia la richiesta di una foto o di un autografo, noto gli occhi luminosi dei bambini che in lui vedono un esempio. È proprio ai giovani, ed alla Doria Nuoto 2000 di Loano, che è legato un progetto a cui Matteo tiene particolarmente, creare una scuola di pallanuoto di alto livello, permettendo all’asd di Loano di divenire una società importante come lo sono le storiche liguri Rari Nantes e Pro Recco. Una grande opportunità per i giovani che vogliono approcciarsi a questo sport “con questo progetto spero di creare un movimento che riporti tante persone a pensare a Loano come città di sport. Da due anni organizzo un camp estivo di pallanuoto, purtroppo non ho ancora trovato un posto dove farlo qua e così quest’estate si è svolto a Malta, con un gruppo di cinquanta bambini; in due anni siamo riusciti a crescere tanto”. A tal proposito gli confesso che mi sono rimaste impresse le parole che ha utilizzato per ringraziare questi ragazzi, attraverso un post pubblicato sul suo profilo Instagram, scrivendo di come sia necessario trasmettere loro, oltre all’amore ed alla passione, l’abnegazione per questo sport: “Mi spiace parlare di abnegazione perché sembra quasi che qualcuno debba rinunciare a qualcosa di indispensabile, ma poi non è proprio così. Nel senso quando tu hai una fede verso uno sport, quando ti piace così tanto non è una vera rinuncia. Perché tu vuoi fare questo e il resto non ti interessa. Io all’inizio anche sono stato un po’ combattuto, quando sei ragazzino ovviamente hai tantissime distrazioni, ti piacerebbe uscire, vedi tutti i tuoi amici e compagni che seguono certi stili di vita. Però mi è scattato quel qualcosa dentro che mi ha fatto vedere solo una strada, tutte le altre le ho escluse totalmente e quindi quello che vorrei trasmettere, insegnare, a tutti questi ragazzi giovani è che la vita di uno sportivo di pallanuoto è questa, non è andare in giro a fare chissà che cosa, ma è lavorare assiduamente tutto il giorno, il sacrificarsi tutti i giorni per ottenere qualcosa. Come lo è nello sport, lo è nel lavoro, negli affetti, in tutto. Quindi speriamo che il progetto di creare una scuola di pallanuoto a Loano vada avanti”.
Testimonial sportivo d’eccezione del nostro territorio, chiedo a Matteo cosa gli ha trasmesso, e gli trasmette ogni volta che torna, lo scenario paesaggistico in cui è nato e cresciuto: “Sono molto legato al territorio, all’outdoor, vivo nell’entroterra, dove mi piace stare quando torno. Ogni volta che torno qui per me è un sogno, forse sono uno dei pochi a pensarlo perché intorno a me sento sempre qualcuno lamentarsi della Liguria, ma io adoro il mare, mi piace l’entroterra ed il fatto che in breve tempo puoi raggiungere contesti paesaggistici diversi; e poi adoro la tranquillità perché quando trascorri la tua giornata a lavorare intensamente hai bisogno di momenti di relax. Qui obiettivamente c’è tutto quello che vuoi per rilassarti e per stare bene, la cucina è ottima, qui ho gli amici di una vita, la mia famiglia. Io adoro questo territorio sinceramente e spero che cresca sempre di più anche a livello economico perché se le persone investissero veramente in questo posto avrebbe tanto da offrire”.
Prima di salutarci condivido con Matteo un’ultima riflessione, il messaggio potente che può dare uno sport di squadra come la pallanuoto, in un mondo in cui prevalgono gli individualismi, il valore di poter gioire insieme per le vittorie, ma anche di impegnarsi nel sacrificio ed allenamento quotidiano insieme ai propri compagni (la Nazionale italiana di pallanuoto si prepara ad affrontare una stagione che li porterà alle olimpiadi di Tokyo 2020, ndr): “Penso, sono sicuro, che non avrei mai potuto fare uno sport individualista perché la bellezza di uno sport, secondo me è essere in un gruppo, e combattere insieme a un gruppo per ottenere qualcosa. E quello che ti dà una squadra è la sicurezza che potrebbe essere quella di un figlio con la sua famiglia. Perché quando le cose vanno male, quando la tua giornata è no, quella di qualcun altro potrebbe essere una giornata buona quindi è l’unico esempio in cui è bello essere trascinati e farsi trascinare perché la squadra è positiva e vivi, comunque stai tutti i giorni in un ambiente sano. Dovrebbero impararlo tutti, quello che ti dà lo sport e che magari all’inizio purtroppo non ti dà una carriera lavorativa è proprio questo, sapere come rapportarsi con le altre persone e lavorare in team. E quindi tanti sportivi dovrebbero insegnare, secondo me, ad aziende o a politici, come si lavora insieme perché purtroppo si tende sempre spesso a mostrarsi in prima persona e ad affossare gli altri, invece noi siamo l’esempio che da soli non siamo nulla perché senza i compagni la partita non si vince. Una squadra è essere tutti insieme, giocare tutti insieme”